Problemi di privacy nei siti di social network

Sistema di relazioni a livelli multipli

Un social network è una struttura sociale costituita di attori sociali (come individui o organizzazioni), insiemi di legami diadici, ed altre interazioni sociali tra attori. I problemi di privacy nei siti di social network rappresentano un sottoinsieme della data privacy che prevede il diritto di imporre la privacy personale per quanto riguarda l'archiviazione, la riproposizione, la fornitura a terzi e la visualizzazione di informazioni relative a se stessi tramite Internet. I problemi di sicurezza e privacy dei social network derivano dalle grandi quantità di informazioni che questi siti elaborano ogni giorno. Le funzioni che invitano gli utenti a partecipare a messaggi, inviti, foto, applicazioni piattaforma aperte e altre applicazioni sono spesso il luogo in cui altri possono accedere alle informazioni private di un utente. Inoltre, le tecnologie necessarie per gestire le informazioni degli utenti possono interferire con la loro privacy.

Dall'arrivo dei primi social network all'inizio degli anni 2000, le relative piattaforme si sono espanse esponenzialmente, mentre nei primi anni 2010 i nomi più importanti nei social media erano Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat. Il massiccio afflusso di informazioni personali disponibili online e memorizzate nel cloud ha posto la privacy degli utenti al centro della discussione per quanto riguarda la capacità dei database di memorizzare in modo sicuro tali informazioni personali. La misura in cui gli utenti e gli amministratori delle piattaforme di social media possono accedere ai profili degli utenti è diventata un nuovo argomento di considerazione etica, e la legalità, la consapevolezza e i limiti delle conseguenti violazioni della privacy sono preoccupazioni critiche nella prospettiva dell'era tecnologica.[1]

L'avvento del Web 2.0 ha causato la profilazione sociale e costituisce una preoccupazione crescente per la privacy su Internet.[2] Il Web 2.0 è il sistema che facilita la condivisione partecipativa delle informazioni e la collaborazione su Internet, nei siti di social network come Facebook e MySpace.[2] Questi siti di social networking hanno visto un boom di popolarità a partire dalla fine degli anni 2000. Attraverso questi siti web, molte persone forniscono le loro informazioni personali su Internet. Questi social network tengono traccia di tutte le interazioni utilizzate sui loro siti e le conservano per un uso successivo.[3] I problemi includono il cyberstalking, la divulgazione della posizione, la profilazione sociale, la divulgazione di informazioni personali di terzi e l'uso da parte di un governo dei siti web dei social network nelle indagini senza la garanzia di un mandato di perquisizione.

Storia

Prima che i siti di social networking esplodessero a partire dagli anni 2010, esistevano forme precedenti di social networking che risalivano al 1997, come Six Degrees e Friendster. Mentre venivano introdotte queste due piattaforme di social media, altre forme di social networking includevano: giochi multiplayer online, siti di blog e forum, newsgroup, liste di posta e servizi di incontri. Queste forme hanno creato una spina dorsale per i nuovi siti moderni. Dall'inizio di questi siti, la privacy è diventata una preoccupazione per il pubblico. Nel 1996, una giovane donna di New York City, al primo appuntamento con un conoscente online, ha intentato una causa per molestie sessuali, dopo che il suo accompagnatore aveva cercato di mettere in pratica alcune delle fantasie sessuali di cui avevano discusso online. Questo è solo un primo esempio di molti altri problemi che si presenteranno in futuro per quanto riguarda la privacy su Internet.[4]

In origine, i siti di social networking fornivano principalmente la possibilità di conversare in una chat room, pratica assai meno diffusa rispetto ai social network attualmente disponibili. All'epoca, gli utenti di quei servizi erano considerati "tecnologici" (laddove oggi la frequentazione dei social è ritenuta alla portata di chiunque). Uno dei primi casi di privacy riguardò MySpace, a causa di "stalking verso minorenni, bullismo e problemi di riservatezza", che inevitabilmente portarono all'adozione di "requisiti di età ed altre misure di sicurezza".[5] Nella società attuale è molto comune che si verifichino eventi come lo stalking e il "catfishing".

Secondo Kelly Quinn, "l'uso dei social media è diventato onnipresente, con il 73% di tutti gli adulti statunitensi che oggi utilizzano siti di social network e livelli di utilizzo significativamente più elevati tra i giovani adulti e le donne". I siti di social media sono cresciuti in popolarità nell'ultimo decennio e continuano a crescere. La maggioranza della popolazione degli Stati Uniti utilizza un qualche tipo di sito di social media.[6]

Cause

Parecchie cause hanno contribuito alla cosiddetta invasione della privacy[7] attraverso le piattaforme social. È stato riconosciuto che "per loro stessa natura, le tecnologie dei social media contrastano con i meccanismi di controllo e di accesso alle informazioni personali, in quanto la condivisione dei contenuti generati dagli utenti è un elemento centrale della loro funzione". Ciò dimostra che le imprese di social networking hanno bisogno che le informazioni private divengano pubbliche perché i loro siti possano operare. Richiedono che le persone condividano e si colleghino tra loro.[6] Non è necessariamente un male; però ci si deve rendere conto dei problemi di privacy. Anche con le impostazioni di privacy (privacy settings), i post inseriti in internet possono venire condivisi oltre la cerchia di chi segue (follower) un utente, o dei suoi amici. Uno dei motivi è che "la legge inglese è attualmente incapace di proteggere, quelli che condividono sui social media, dal rischio che le loro informazioni siano diffuse oltre le loro intenzioni". C'è sempre la possibilità che le informazioni siano diffuse on line non intenzionalmente. Una volta che qualcosa è "postato" su internet, cessa di essere privato e diventa pubblico. Gli utenti possono attivare le impostazioni di privacy sui loro account; ma ciò non garantisce che le informazioni non vadano oltre i destinatari desiderati. Immagini e post possono essere salvati e mai veramente cancellati. Nel 2013 il Pew Research Center rilevò che "il 60% degli utenti Facebook adolescenti hanno profili privati". Un tanto prova che la privacy è senz'altro qualcosa che la gente vuole ancora ottenere.[8]

La vita delle persone diventa molto più pubblica a causa dei social. I siti di social media hanno permesso alle persone di connettersi con molte più altre rispetto a quel che si potrebbe ottenere solo con interazioni a quattrocchi. Ci si può connettere a soggetti di tutto il mondo che non avremmo mai avuto la possibilità di incontrare personalmente. Anche se questo può avere dei vantaggi, suscita molte preoccupazioni in termini di privacy. Possono essere "postate" informazioni di una persona, che essa non avrebbe mai voluto diffondere. Nel libro It's Complicated l'autore, Danah Boyd, spiega che alcuni "credono che la disponibilità a condividere in spazi pubblici — e, con quasi totale certezza, qualsiasi atto di esibizionismo e pubblicità — sia incompatibile con il desiderio di privacy personale". Una volta che qualcosa è "postato" su internet, diviene accessibile a molti e può anche essere condiviso oltre i supposti amici o follower. Molti datori di lavoro oggi esaminano i social media di una persona prima di affidarle un incarico o di assumerla. La capacità di raggiungere la privacy è un processo senza fine. Boyd osserva che "per ottenere la privacy occorre la capacità di controllare la situazione sociale destreggiandosi tra spunti contestuali complessi, possibilità tecniche e dinamiche sociali". La società cambia costantemente; perciò, per ottenere la privacy regolarmente si deve cambiare l'attitudine a comprendere le situazioni sociali.[9]

Vari livelli di privacy offerti

I siti social possono offrire livelli diversi di privacy. Per alcuni come Facebook, il sito incoraggia a fornire le vere generalità ed altre informazioni (in una pagina detta "Profilo"). Queste informazioni di solito comprendono data di nascita, indirizzo attuale, numero/i di telefono. Alcuni siti permettono di mettere altre informazioni personali come interessi, passatempo, preferenze su libri e film, e perfino la condizione nelle relazioni sentimentali. Tuttavia, ci sono altri social network, come Match.com (sito di incontri), dove si preferisce perlopiù restare anonimi. Pertanto, associare gli utenti alle loro identità reali a volte può essere piuttosto difficile. Nondimeno, gli individui possono talvolta essere identificati con la reidentificazione del volto. Sono stati fatti studi su due importanti siti social, ed è emerso che, sovrapponendo il 15% delle fotografie simili, le immagini del profilo con immagini simili su più siti possono essere abbinate per identificare gli utenti.[10]

Preoccupazione delle persone

"La porta aperta di John Bull: un appello perché venga chiusa ". Illustrazione del 1909. (University of California Libraries)

"Secondo una ricerca condotta dal Boston Consulting Group, la riservatezza dei dati personali è una questione fondamentale per il 76 per cento dei consumatori globali e per l'83 per cento dei consumatori USA."[11] Sei americani su dieci (61%) hanno detto che vorrebbero fare di più per proteggere la privacy.[12]

Per i siti che spingono gli utenti a rivelare le loro informazioni, si è notato che la maggioranza di essi non ha difficoltà a condividerle con un gran numero di persone.[10] Nel 2005 è stato condotto uno studio per analizzare i dati di 540 profili Facebook di studenti iscritti alla Carnegie Mellon University. È emerso che l'89% degli utenti ha fornito nomi autentici e il 61% ha fornito una propria fotografia per facilitare l'identificazione.[10] La maggior parte degli utenti non ha modificato le impostazioni di privacy, consentendo a molti sconosciuti di accedere alle loro informazioni personali (le impostazioni predefinite originariamente permettevano ad amici, amici di amici, e non-amici dello stesso network di vedere completamente il profilo di un dato utente). È possibile per gli utenti bloccare altri utenti che vogliono trovarli su Facebook, ma questo dev'essere impostato come scelta individuale, e non sembrerebbe, pertanto, essere comunemente usato da tanta gente. Gli utenti perlopiù non sono consapevoli che seppure utilizzino le funzionalità di sicurezza su Facebook le impostazioni predefinite sono ripristinate dopo ogni aggiornamento. Tutto ciò ha suscitato molte preoccupazioni circa il fatto che gli utenti mostrino sui siti social tantissime informazioni che potrebbero influire assai seriamente sulla loro privacy. Facebook è stato criticato per la percezione di un certo lassismo in materia di privacy nell'impostazione predefinita degli utenti.[13]

Il paradosso della privacy

Il "paradosso della privacy" è un fenomeno che si verifica quando i soggetti, che affermano di preoccuparsi per la loro privacy online, nulla fanno per rendere sicuri i loro account.[14] Inoltre, mentre le persone aggiungono precauzioni di sicurezza per altri account online, come quelli legati a banche o finanza, ciò non avviene con i loro account dei social media.[14] Tra queste precauzioni di sicurezza elementari o semplici si annoverano la cancellazione di cookie e cronologia del browser, o controllarsi il computer alla ricerca di spyware.[14] Alcuni possono attribuire questa inazione al "pregiudizio della terza persona". Ciò capita quando le persone sono consapevoli dei rischi, ma poi non credono che questi rischi valgano per loro o riguardino loro come singoli.[14] Spesso il rischio di essere esposti a svantaggi per le informazioni private condivise su Internet passa in secondo piano rispetto al piacere di condividere informazioni squisitamente personali che rafforzano il fascino dell'utente dei social media.[15]

Nello studio di Van der Velden e El Emam, gli adolescenti sono descritti come "utenti attivi dei social media, che sembrano preoccuparsi della privacy, ma che rivelano anche una notevole quantità di informazioni personali".[16] Ciò solleva la questione di ciò che dovrebbe essere gestito privatamente sui social media ed è un esempio del paradosso della privacy. Questo studio in particolare ha esaminato gli adolescenti con malattie mentali e il modo in cui interagiscono sui social media. I ricercatori hanno scoperto che "è un luogo in cui i pazienti adolescenti si tengono aggiornati sulla loro vita sociale, ma non è visto come un luogo in cui discutere della loro diagnosi e del loro trattamento".[16] Pertanto, i social media sono un forum che richiede autoprotezione e privacy. La privacy dovrebbe essere una preoccupazione principale, soprattutto per gli adolescenti che potrebbero non essere del tutto informati sull'importanza e sulle conseguenze dell'uso pubblico rispetto a quello privato. Ad esempio, la "discrepanza tra le preoccupazioni dichiarate per la privacy e la divulgazione di informazioni private".[16]

Consapevolezza dell'utente nei siti di social network

Peeping Toms

Gli utenti sono spesso i bersagli e le fonti di informazioni nei social network. Gli utenti lasciano "impronte digitali" (digital footprint) durante la navigazione[17] nei siti o nei servizi di social network. Alcuni studi online hanno dimostrato che gli utenti si fidano dei siti web e dei social network. Per quanto riguarda la fiducia,[18] "la fiducia è definita in (Mayer, Davis e Schoorman, 1995) come "la volontà di una parte di essere vulnerabile alle azioni di un'altra parte sulla base dell'aspettativa che l'altra compia una particolare azione importante per il trustor [in questo contesto: "la persona che si affida"], indipendentemente dalla capacità di monitorare o controllare l'altra parte" (p. 712)". Un sondaggio[19] eseguito dalla Carnegie Mellon University trovò che la maggior parte degli utenti aveva fornito i propri indirizzo, numeri di telefono ed altre informazioni personali, palesemente senza essere consapevole delle conseguenze derivanti dal condividere certi dati. A ciò si aggiunge il fatto che gli utenti dei social network provengono da diverse città, villaggi remoti, Paesi, culture, tradizioni, religioni, background, classi economiche, background educativo, fusi orari e così via, il che evidenzia il notevole vuoto di consapevolezza.

Le conclusioni del saggio sul sondaggio[19] suggeriscono, "Questi risultati mostrano che l'interazione di fiducia e attenzione alla privacy nei siti social non è compresa a sufficienza per consentire un'adeguata modellazione di comportamento ed attività. I risultati dello studio incoraggiano ulteriori ricerche nel tentativo di comprendere lo sviluppo delle relazioni nell'ambiente sociale online e le ragioni delle differenze di comportamento sui diversi siti".

Come riferimento, un'indagine condotta tra gli utenti dei social network presso la Carnegie Mellon University ha indicato le seguenti ragioni per la mancanza di consapevolezza da parte degli utenti:

  1. La non considerazione dei rischi per la privacy da parte delle persone a causa della fiducia nella privacy e nella protezione (asseritamente) offerta dai siti di social network.
  2. Disponibilità dei dati personali dell'utente a strumenti/applicazioni di terze parti.
  3. Le API e i framework consentono a qualsiasi utente, che abbia una discreta conoscenza, di estrarre i dati dell'utente.
  4. Cross-site forgery e altre possibili minacce ai siti web.

È quindi assolutamente necessario migliorare la consapevolezza degli utenti in modo rapido, al fine di affrontare i crescenti problemi di sicurezza e di privacy causati dalla semplice inconsapevolezza degli utenti. Gli stessi siti di social network possono assumersi la responsabilità di rendere possibile tale consapevolezza attraverso metodi partecipativi con mezzi virtuali online.[20]

Per migliorare la consapevolezza degli utenti, un metodo possibile è quello di organizzare corsi di formazione sulla privacy per consentire alle persone di comprendere i problemi di privacy legati all'uso dei siti web o delle applicazioni dei social media.[21] I corsi di formazione possono includere informazioni su come determinate aziende o app contribuiscono a proteggere la privacy degli utenti e sulle abilità per proteggere la privacy degli utenti.[21]

Gli studi hanno anche dimostrato che l'alfabetizzazione alla privacy ha un ruolo nel migliorare l'uso delle misure di protezione della privacy e che le persone attente alla privacy sono meno propense a utilizzare i servizi online e a condividere le informazioni personali.[22]

Metodi di accesso ai dati

Esistono diversi modi per consentire a terzi di accedere alle informazioni degli utenti. Flickr è un esempio di sito web di social media che fornisce foto geotaggate[23] consentendo agli utenti di visualizzare la posizione esatta del luogo in cui una persona sta viaggiando o soggiornando. Le foto geotaggate consentono agli utenti terzi di vedere facilmente dove si trova una persona o dove sta viaggiando.[24] Cresce anche l'uso del phishing, che rivela informazioni sensibili tramite link e download segreti attraverso e-mail, messaggi e altre comunicazioni. I social media hanno aperto agli hacker un campo completamente nuovo per ottenere informazioni da messaggi e post normali.[25]

Condividisione con terze parti

Quasi tutte le applicazioni più diffuse di Facebook, tra cui Farmville, Causes e Quiz Planet, condividono le informazioni degli utenti con società di pubblicità e monitoraggio.[26] Anche se la policy di privacy di Facebook dice che possono fornire agli inserzionisti "qualsiasi attributo non identificabile personalmente che abbiamo raccolto",[27] quel social network viola la sua stessa regola. Se un utente fa clic su un'inserzione specifica in una pagina, Facebook invia agli inserzionisti l'indirizzo dell'utente di questa pagina, che porta direttamente a una pagina del profilo. In questo caso, è facile identificare i nomi degli utenti.[28] Ad esempio, Take With Me Learning è un'applicazione che consente a insegnanti e studenti di tenere traccia del loro processo accademico. L'applicazione richiede informazioni personali che comprendono il nome della scuola, il nome dell'utente, l'e-mail e l'età. Ma Take With Me Learning è stata creata da una società nota per aver raccolto illegalmente le informazioni personali degli studenti a loro insaputa e averle vendute a società pubblicitarie. Questa società ha violato il Children's Online Privacy Protection Act (COPPA), utilizzato per proteggere i bambini dal furto d'identità durante l'utilizzo di Internet.[29] Più recentemente, Facebook è stato messo in discussione per la raccolta dei dati degli utenti da parte di Cambridge Analytica. Cambridge Analytica raccoglieva dati dagli utenti di Facebook dopo che questi avevano accettato di rispondere a un questionario psicologico. Non solo Cambridge Analytica ha potuto accedere ai dati della persona che ha partecipato al sondaggio, ma anche a tutti i dati degli amici di Facebook di quella persona. Questi dati sono stati poi utilizzati per influenzare le convinzioni delle persone nella speranza che votassero per un determinato politico. Sebbene ciò che Cambridge Analytica aveva fatto raccogliendo i dati potesse essere eventualmente illegale, poi trasferì i dati acquisiti a terzi in modo che potessero essere usati per influenzare gli elettori.[30] Facebook è stato multato per 500 000 sterline nel Regno Unito, per 5 miliardi di dollari (4 miliardi di sterline) negli Stati Uniti e nel 2020 è stato portato in tribunale dall'autorità australiana per la tutela della privacy con il rischio di subire una multa di 1,7 milioni di dollari australiani (860 000 sterline).[31]

API

Si definisce application programming interface (API) un insieme di routine, protocolli e strumenti per la creazione di applicazioni software. Utilizzando un linguaggio di interrogazione, la condivisione di contenuti e dati tra comunità e applicazioni è diventata molto più semplice. Le API semplificano tutto ciò limitando l'accesso dei programmi esterni a un insieme specifico di funzionalità, abbastanza spesso, richieste di dati di un tipo o di un altro. Le API definiscono chiaramente il modo in cui un programma interagisce con il resto del mondo del software, risparmiando tempo.[32]

Un'API consente al software di "parlare con altri software".[33] Inoltre, un'API può raccogliere e fornire informazioni che non sono pubblicamente accessibili. Ciò è estremamente allettante per i ricercatori, dato il maggior numero di possibili percorsi di ricerca.[33] L'uso di un'API per la raccolta dei dati può essere un punto cruciale della conversazione sulla privacy, perché se da un lato i dati possono essere anonimi, dall'altro la difficoltà è capire quando ciò diventa un'invasione della privacy.[33] Le informazioni personali possono essere raccolte in massa, ma il dibattito sulla violazione della privacy verte sull'impossibilità di associare queste informazioni a persone specifiche.[33]

Note

  1. ^ Mircea Turculeț, Ethical Issues Concerning Online Social Networks, in Procedia - Social and Behavioral Sciences, 149(2014), 2014, pp. 967–972, DOI:10.1016/j.sbspro.2014.08.317.
  2. ^ a b Harris, Wil. June 2006. Fondato su Why Web 2.0 will end your privacy, su bit-tech.net. URL consultato il 15 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2012).
  3. ^ Dwyer, C., Hiltz, S. & Passerini, K. (2007). Trust and Privacy Concern within Social Networking Sites: A Comparison of Facebook and MySpace. Americas Conference on Information Systems. Consultato da http://google.com/?q=cache:qLCk18d_wZwJ:scholar.google.com/+facebook+privacy&hl=en&as_sdt=2000
  4. ^ Tracy Mitrano. (November–December 2006). A Wider World: Youth, Privacy, and Social Networking Technologies. Consultato in http://www.educause.edu/EDUCAUSE+Review/EDUCAUSEReviewMagazineVolume41/AWiderWorldYouthPrivacyandSoci/158095 Archiviato il 29 aprile 2011 in Internet Archive.
  5. ^ History of Online Social Networks, su Ebsco Host, Ebsco Host Connection (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2011).
  6. ^ a b Kelly Quinn, Why We Share: A Uses and Gratifications Approach to Privacy Regulation in Social Media Use [collegamento interrotto], su EBSCOhost, Journal of Broadcasting & Electronic Media. URL consultato il 5 aprile 2018.
  7. ^ Invasion of privacy su study.com
  8. ^ Max Mills, Sharing Privately: The Effect Publication on Social Media Has on Expectation of Privacy [collegamento interrotto], su EBSCOhost, Journal of Media Law. URL consultato il 4 April 2018.
  9. ^ Danah Boyd, It's Complicated: The Social Lives of Networked Teens, Yale University Press, 2014, pp. 56, 60, ISBN 9780300166316.
  10. ^ a b c Gross, R. and Acquisti, A. 2005. Information Revelation and Privacy in Online Social Networking Sites (The Facebook Case).[online]. p. 2. Disponibile su: http://www.heinz.cmu.edu/~acquisti/papers/privacy-facebook-gross-acquisti.pdf Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive. [consultato il 24 aprile 2011].
  11. ^ We Can't Give Up on Privacy!, su webopedia.com, 2 October 2014.
  12. ^ (EN) How Americans feel about social media and privacy, su Pew Research Center. URL consultato il 3 marzo 2020.
  13. ^ Kelly, S. Identity 'at risk' on Facebook. BBC News. [online]. Disponibile su: http://news.bbc.co.uk/1/hi/programmes/click_online/7375772.stm [Consultato il 25 aprile 2011].
  14. ^ a b c d Tomas Chamorro-Premuzic, Why We're So Hypocritical About Online Privacy, in Harvard Business Review, May 1, 2017. URL consultato il 15 maggio 2017.
  15. ^ Kelly, S. Identity 'at risk' on Facebook. BBC News. [online]. Disponibile su: http://news.bbc.co.uk/1/hi/programmes/click_online/7375772.stm [consultato il 25 aprile 2011].
  16. ^ a b c Maja, Khaled Van der Velden, El Emam, "Not all my friends need to know": a qualitative study of teenage patients, privacy, and social media, in Journal of the American Medical Informatics Association, vol. 20, n. 1, January 1, 2013, pp. 16–24, DOI:10.1136/amiajnl-2012-000949, PMC 3555319, PMID 22771531.
  17. ^ Cosa è la navigazione informatica?, su ernesto.it.
  18. ^ Dwyer, C., Hiltz, S. e Passerini, K., Trust and Privacy Concern Within Social Networking Sites: A Comparison of Facebook and MySpace, su Association for Information Systems AIS Electronic Library (AISeL), AMCIS 2007 Proceedings.
  19. ^ a b Luo, W., Xie, Q. e Hengartner, U., 2009 International Conference on Computational Science and Engineering, IEEE, 2009, pp. 26–33, DOI:10.1109/CSE.2009.387, ISBN 978-1-4244-5334-4.
  20. ^ Myron Matthew., What is privacy? : investigating the meaning of privacy in Facebook and the social consequences of this, Saarbrücken (Germania), Verlag Dr. Müller, 2009, ISBN 978-3639175905, OCLC 469775250.
  21. ^ a b Johnathan Yerby, Alex Koohang e Joanna Paliszkiewicz, Social media privacy concerns and risk beliefs, in Online Journal of Applied Knowledge Management, vol. 7, n. 1, 2 aprile 2019, pp. 1–13, DOI:10.36965/ojakm.2019.7(1)1-13, ISSN 2325-4688 (WC · ACNP).
  22. ^ Baruh, Lemi, Ekin Secinti, and Zeynep Cemalcilar. "Online privacy concerns and privacy management: A meta-analytical review." Journal of Communication 67.1 (2017): 26-53.
  23. ^ Il geotagging, o GeoTagging, è il processo di aggiunta di metadati di identificazione geografica a vari media come fotografie o video geotaggati, siti web, messaggi SMS, codici QR o feed RSS ed è una forma di metadati geospaziali. Questi dati sono solitamente costituiti da coordinate di latitudine e longitudine, ma possono anche includere altitudine, direzione, distanza, dati di precisione, nomi di luoghi ed eventualmente una marca temporale. Il geotagging può aiutare gli utenti a trovare un'ampia gamma di informazioni specifiche sulla posizione di un dispositivo. Ad esempio, inserendo le coordinate di latitudine e longitudine in un motore di ricerca di immagini adatto, si possono trovare immagini scattate in prossimità di una determinata località. I servizi informativi abilitati al geotagging possono anche essere utilizzati per trovare notizie, siti web o altre risorse basate sulla posizione. Il geotagging può indicare agli utenti la posizione del contenuto di una determinata immagine o di altri media o il punto di vista, e viceversa su alcune piattaforme mediatiche mostra i media rilevanti per una determinata località.
  24. ^ Abdul Majid, A Context-Aware Personalized Travel Recommendation System Based on Geotagged Social Media Data Mining, in International Journal of Geographical Information Science, vol. 27, n. 4, 4 April 2013, pp. 662–684, Bibcode:2013IJGIS..27..662M, DOI:10.1080/13658816.2012.696649.
  25. ^ Michael Bossetta, The Weaponization of Social Media:Spear Phishing and Cyberattacks on Democracy, Yale University Press, 2018, ISBN 9780300166316, OCLC 1085118663.
  26. ^ Max Read, How to Stop Facebook from Sharing Your Information With Third Parties, su Gawker, 18 October 2010. URL consultato il 19 April 2023.
  27. ^ (EN) Data Policy, su Facebook. URL consultato il 18 luglio 2019.
  28. ^ Adrian Chen, Facebook Secretly Sold Your Identity to Advertisers, su Gawker, 20 May 2010. URL consultato il 19 April 2023.
  29. ^ Andrea Peddy, Dangerous Classroom App -Titude: Protecting Student Privacy from Third-Party Educational Service Providers, in Brigham Young University Education & Law Journal, vol. 1, January 2017, pp. 125–159. URL consultato il April 10, 2018.
  30. ^ Sam Meredith, Here's everything you need to know about the Cambridge Analytica scandal, su CNBC, 21 marzo 2018.
  31. ^ (EN) Australia sues Facebook over Cambridge Analytica, in BBC News, 9 marzo 2020. URL consultato il 10 marzo 2020.
  32. ^ What APIs Are And Why They're Important, su readwrite, 19 settembre 2013.
  33. ^ a b c d Anja Bechmann, 4 (PDF), in Using APIs for Data Collection on Social Media, The Information Society, vol. 30, Summer 2012, pp. 256–265, DOI:10.1080/01972243.2014.915276.

Collegamenti esterni

  • Data Protection and Freedom of Information Advice
  • Privacy Law and Data Protection Law
  • American Library Association Privacy Ethics
  Portale Diritto
  Portale Informatica
  Portale Internet